Ma cosa significa “Inbound”?

 

Oggi, fuori dalla scuola, mentre si attendeva l’uscita dei bambini, si faceva qualche chiacchiera in tranquillità e mettendo le mani in tasca mi sono reso conto di non aver lasciato in ufficio un plico di biglietti da visita che invece avrei dovuto mettere sulla scrivania. Istintivamente li tiro fuori e li sistemo, visto che l’elastico che li teneva insieme si era slegato.

Album di figurine?

Durante questa operazione, un altro babbo mi si avvicina e mi chiede scherzosamente se facessi, alla mia età, ancora l’album delle figurine! Sorridendo gli rispondo che no, purtroppo no, non ci gioco da tempo con le figurine ma aggiungo che non vedo l’ora che i miei figli comincino a farlo! Detto questo, gli rispondo seriamente che avevo dimenticato i biglietti da visita in tasca, invece di lasciarli in ufficio. Allora lui mi chiede di dargliene uno e, naturalmente, glielo do. Lo guarda, prima da una parte, poi dall’altra. Lo gira di nuovo, lo rigira, si sofferma sul retro e capisco che sta leggendo quelle poche parole che ho inserito. Dopo qualche secondo mi chiede con tono spaesato cosa volesse dire “inbound”.
“Se non sai cos’è l’inbound, non preoccuparti, sei in ottima compagnia!” e sorrido. Mi prendo qualche secondo per elaborare il pensiero che questa sua domanda mi ha fatto nascere: questo amico ha un’attività commerciale, non è un dipendente, è socio in un’azienda del paese; il fatto che non sappia cosa voglia dire “inbound”, da una parte mi conferma che c’è davvero tanto lavoro da fare nell’ambito del marketing, ma dall’altra mi suggerisce che, nonostante oggi le informazioni viaggino a velocità incredibili rispetto al passato, risulta sempre difficile per chi è abituato a comportarsi in un determinato modo, abituato a seguire routine consolidate, avventurarsi in attività apparentemente fuori dagli schemi; ma forse è proprio questa velocità che non ci permette di stare al passo con i tempi.

Che profumo di pizza!

Esaurita in pochi istanti questa riflessione, gli rispondo velocemente, anche perché nel frattempo avevano aperto i cancelli della scuola e potevamo avvicinarci. “Tu pensa all’inbound come al profumo di pizza che ti avvolge quando cammini in prossimità di un fornaio o di una pizzeria al taglio. Smetti di pensare a tutto ciò a cui stavi pensando e vieni inebriato da questo irresistibile profumo. Istintivamente ti guardi attorno alla ricerca del fornaio o della pizzeria. Se intravedi la vetrina, magari leggi “Pizza appena sfornata”. Se l’orario è propizio, magari puoi decidere anche di entrare. Entri e vedi la pizza, fumante, distesa sul banco. Decidi di prenderne una porzione. La signora al di là del banco ti chiede se hai figli e alla tua risposta di averne 2, ti invita a prendere un po’ di pizza anche per i bambini. Ti convince ed esci dal negozio con 3 porzioni di pizza, una per te e una per i bambini.
L’inbound è un particolare approccio di marketing basato sulla capacità di attrarre il cliente e non di trascinarlo dentro a tutti i costi. L’attrazione si realizza focalizzando l’attenzione non sul prodotto e sulla vendita ma sulla soluzione di un problema specifico che non sempre è risolvibile nell’immediato con la vendita. Con l’inbound marketing smetti di vendere ed inizi ad aiutare a comprare. E a volte basta un semplice profumo per innescare qualcosa che non avevamo minimamente previsto ma che può stimolare in modo determinante un bisogno che comunque avevamo già dentro, un bisogno latente.
Niente, mi ha guardato come un alieno. Ma lo aspetto al varco!

 

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