Ma tu a quale bagnino vai? Ah, io vado all’Amazon Beach!

Le lobby e le liberalizzazioni

Qualche giorno fa è stato approvato il disegno di legge in materia di mercato e concorrenza. Sono diversi i settori coinvolti per i quali, da anni, si provava a mettere ordine soprattutto per quel che riguarda concessioni, trasparenza, barriere all’entrata.
I comparti interessati sono diversi e si va dalla sanità ai servizi portuali, dai taxi alla gestione dei rifiuti, fino alle spiagge.

 

Naturalmente, quando si mette mano ad una materia di questo tipo, la probabilità che qualche vantaggio possa saltare è molto alta e infatti sono più di una le categorie che si sentono minacciate nei loro privilegi acquisiti.
Si parla, ad esempio, di creare un catasto delle concessioni balneari, ridefinire la disciplina dei servizi pubblici locali con particolare riferimento al trasporto, parità di genere nelle nomine dei dirigenti medici e tanto altro.

 

Non sono mancate e non mancheranno nei prossimi mesi manifestazioni di protesta dagli operatori dei settori interessati, in certi ambiti delle vere e proprie lobby che rischiano di perdere quelle posizioni dominanti che durano da decenni.

La riluttanza dei tassisti a dotarsi del POS a bordo delle vetture diventerebbe il problema minore

Cosa dice il DDL Concorrenza per il settore della mobilità urbana non di linea? In poche parole si tratta del settore a cui appartengono i taxi, e il DDL Concorrenza dice che andrà promossa “la concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati”.
Naturalmente la risposta dei sindacati di categoria non è affatto conciliante e promettono di mettere in campo tutte le loro forze per contrastare queste misure che prevedono una liberalizzazione definita devastante.

 

Qual è la loro paura principale? È quella che una maggiore facilità di accesso alle licenze da parte di nuovi soggetti stravolga gli equilibri privilegiati attuali. Se dovesse arrivare un operatore in stile UBER, moderno, innovativo, conveniente, comodo, sarebbe un bel problema. Per un settore che fatica ancora ad introdurre i POS per i pagamenti elettronici, il rischio è quello di essere spazzati via.
Ma quanto però inciderebbero le liberalizzazioni e quanto le responsabilità degli stessi operatori poco propensi all’innovazione, alla modernità e alla digitalizzazione?

Amazon Beach, è solo una mia provocazione ma…

Per chi come me è di Rimini, l’argomento balneare è molto sentito. Nel DDL Concorrenza è prevista una sorta di “catasto delle spiagge” in modo di mappare le concessioni esistenti e di permettere una maggiore trasparenza su titolari delle concessioni, durata, costo e tutte le informazioni collegate.


Anche qui la ritrosìa rispetto alle misure inserite nella norma è forte.
C’è da precisare che il tema “spiagge” non ricade nel perimetro del PNRR e il Consiglio di Stato ha stabilito una proroga sulle liberalizzazioni solo fino a Dicembre 2023. Nel frattempo però c’è chi trema per i possibili sviluppi.
E se un nuovo soggetto decidesse di dedicarsi alle concessioni balneari? Potrebbe essere un problema serio per un settore fermo dal punto di vista innovativo e digitale.
Liberalizzando l’accesso alle concessioni balneari, chi potrebbe evitare che un nuovo soggetto si avventi sulle opportunità di quel mercato? Si pensi ad Amazon: è già sbarcato nelle attività locali con i saloni di parrucchiere a Londra e con i negozi di alimentari in diverse grandi città europee comprese Milano e Roma (leggi qui l’articolo dedicato), chi potrebbe impedirgli di aprire, come si dice in Romagna, un “bagnino”?


Molti vanno al mare, molti vengono in Romagna, e il mercato è trasversale: famiglie con bambini, coppie, ragazzi giovani, gruppi di anziani, clientela italiana e straniera. E molti hanno già un account Amazon. Un Amazon Beach potrebbe essere un bagnino che potrebbe offrire:

  • copertura Wifi gratuita in tutti gli ombrelloni,
  • postazioni di ricarica wireless per i diversi dispositivi:
  • display integrati nei lettini per prenotare servizi aggiuntivi come il moscone o la canoa;
  • servizio di delivery per ordinare un gelato o una birra al bar;
  • prenotazione dell’aperitivo serale al chiringuito due bagnini più in là:
  • possibilità di fare acquisti online con il proprio account;
  • giochi o concorsi live per ottenere premi o buoni spesa;
  • accesso ad una selezione di e-book o di film per intrattenersi sotto l’ombrellone.

La domanda che rivolgo a chi legge è la stessa che ho fatto per i taxi: dovesse accadere questo, quanto sarebbe colpa della liberalizzazione e quanto dell’arretratezza di un comparto che non si è mai evoluto se non con qualche campo di beach tennis e una rinfrescata di colore alle cabine?

La soluzione è sempre la stessa: stare al passo con i tempi.

Se gli imprenditori italiani continueranno a gestire le proprie attività “come hanno sempre fatto”, senza innovare, senza rendersi conto che sono cambiati il mercato, il cliente, il contesto, gli strumenti, i bisogni… il rischio (molto elevato) è che vengano spazzati via.


Questo non vuol dire rinnegare la propria storia, la propria esperienza, la propria professionalità a favore del mondo digitale ma significa ridisegnare la propria strategia introducendo in modo consapevole le novità che propone questa nuova epoca affiancandole a ciò che in 20, 50 o più anni di attività abbiamo accumulato.


Non è più il tempo per mettere in mano il proprio futuro solo ed esclusivamente ad iniziative “spicce” ma serve il giusto mix fra storia e modernità, fra esperienza e innovazione, che può permettere all’economia locale di competere con le grandi piattaforme del web e i colossi online.

Un’alternativa concreta per evitare il tracollo c’è

Non possiamo mettere la testa nella sabbia come gli struzzi! Il mondo va in una direzione che difficilmente ci permetterà di tornare indietro. E allora occorre affrontare il nuovo contesto nell’unico modo possibile: una sinergia di territorio che offra al mercato un’alternativa concreta alle grandi piattaforme online e ai colossi del web.


Se il commercio di territorio mettesse a sistema la propria qualità, la propria storia, la propria professionalità, potrebbe benissimo riportare parte dei consumi che si stanno spostando verso l’online di nuovo nelle attività locali.


Non si può affrontare l’era digitale esclusivamente con iniziative “spicce” tipiche degli anni ’90: riempire una piazza con un concerto, una sagra, un carnevale, poteva portare fisiologicamente ad un aumento di consumi nei negozi della passeggiata perché era statistica e non c’erano alternative. Oggi chi arriva al concerto, ad una sagra, ad un carnevale potrebbe benissimo aver già fatto molti acquisti online o aver mangiato in un altro posto perché raggiunto da un’offerta tramite una notifica sul proprio cellulare.


Oggi le iniziative “spicce”, sacrosante, bellissime e indispensabili per dare vita ai paesi, devono essere veicolate da strumenti digitali innovativi, meglio se condivisi. Non siti vetrina o portali passivi, servono sistemi digitali di nuova generazione.


Tanti piccoli Davide possono avere la meglio su un Golia mai così grande, solo se decideranno di farlo insieme.

 

E progetti di questo tipo, per fortuna, ci sono già.

Se vuoi rimanere aggiornato sull’uscita di nuovi articoli di questo blog, hai due opzioni:

> Puoi iscriverti alla mia lista email e riceverai un messaggio nella tua casella di posta elettronica per ogni nuovo articolo in pubblicazione. Clicca il pulsante blu!

> Puoi connetterti alla mia pagina Facebook in modo da ricevere un messaggio direttamente tramite Messenger. Ti basterà cliccare il bottone blu qui sotto. Ok?

Se la tua gestione del cliente (trovarne di nuovi e mantenere quelli che già hai) sta attraversando un periodo complicato, ti invito a prendere in considerazione un cambio netto di strategia. Ciò che hai sempre fatto ti ha portato fino ad oggi ma le condizioni che c’erano fino a poco tempo fa non ci sono più. Con una chiacchierata di mezz’ora, potremmo analizzare GRATUITAMENTE la tua situazione attuale dal punto di vista marketing.

Lascia un commento